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Il petrolio è da socialisti.

Hugo Chàvez, questo nome è risuonato nelle case di tutta Italia per giorni nell’ultimo periodo, quest’uomo dai classici tratti latino americani e dal sorriso facile è presidente del Venezuela dal 1999 ed è stato rieletto il 7 Ottobre.

Per molti fino a poco fa è risultato un dittatore, un nostalgico con ideologie di sinistra che ha ottenuto il potere desiderato e che ora non vuole più scendere dal palcoscenico, ma i numeri ottenuti negli ultimi anni e la ormai mutata opinione dei media fanno sì che mi ritrovi a riflettere sulla sua persona e sul suo operato.

Chavez è stato rieletto con una preferenza da parte dei venezuelani del 54,42%, l’affluenza alle urne è stata impressionante (più dell’80%, tanto per la cronaca questi risultati in Italia possiamo cominciare a sognarceli invece delle ormai noiose pecorelle), si è cercato di parlare di brogli elettorali e dittatura, considerazioni facili quando si vede a capo di una nazione sempre la stessa facciona olivastra, ma, dati i sistemi di controllo del voto, la grande partecipazione popolare e l’assenza di manifestazioni contrarie dopo il risultato elettorale, questa ipotesi non può essere più sostenuta.

Questo caldo paese non è al livello della Grande madre Russia, all’interno della quale, nonostante le catene umane di protesta e la tacita dichiarazione degli autoctoni di non aver votato per il presidente in carica, questi vince lo stesso, no, fortunatamente non è così.

Chavez nei suoi anni di governo è riuscito ad apportare considerevoli note positive al paese, tra cui, attraverso il profitto ottenuto tramite la nazionalizzazione del petrolio, istruzione, cure mediche e beni di prima necessità gratuiti per i meno abbienti, con un aumento progressivo del salario minimo per combattere l’inflazione… Forse la nazionalizzazione dell’oro nero non favorirà e non favorisce gli scambi e la politica esteri, ma non bisogna dimenticare che il Venezuela non è un paese fatto di ricchi proprietari terrieri e imprenditori, è composto per la maggior parte da poveri che non sanno come andare avanti, che non sanno come cavarsela se non, magari, ricercando fortuna altrove o cedendo alla criminalità (che è forse l’unico dato fallimentare della politica di Chavez, nonostante i tentativi di provvedere al problema).

Non so se senza la grande risorsa petrolifera questo sarebbe stato possibile, non so nemmeno se, pur avendola, sarebbe stato possibile in un paese come il nostro dove i politici salgono al governo e non vedono l’ora di cominciare il loro magnamagna che tanto in tv basta versare due lacrimucce mentre si chiede ai cittadini di andare in pensione molto più tardi o continuare a pagare tasse esorbitanti, forse non sarebbe stato possibile perché non ci sono rivoluzionari, non ci sono uomini dalle ampie vedute, non ci sono condottieri impavidi ansiosi di vedere le truppe andare avanti con orgoglio e vigore, forse siamo ormai guidati da un vecchio, grasso sovrano che rimane in panciolle nelle retrovie ad accarezzare cani da caccia, che tanto a lui i soldi arrivano comunque e la minestra è sempre calda, che tanto i 185 cavalli tedeschi vengono lo stesso a prenderlo a casa e lo portano dove vuole, che tanto va bene così e Marx era solo un pazzo.

N.

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